KHIVA
Il fiabesco gioiello sulla Via della Seta. La misteriosa cittadella murata in mezzo al deserto, (Ichan Kala) un vero museo a cielo aperto tanto che è stato il primo sito uzbeko ad aver ottenuto nel 1990 il titolo di patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO
Sospesa nel tempo dentro al cuore del deserto, l’Ichan Qala (la Cittadella), racchiusa da possenti mura in pisè e mattone crudo aventi quattro porte, custodisce circa 50 monumenti tra moschee con cupole e minareti dai raffinati ricami, oltre a 250 tra abitazioni e palazzi che rivaleggiano con esse per grazia ed eleganza.
La Cittadella non è molto estesa ed infatti la si gira tranquillamente a piedi passeggiando tra gli stretti vicoli ed assaporando un po’ di vita locale, osservando un susseguirsi di edifici in mattone crudo alternati da sgargianti decorazioni geometriche in ceramica. L’elemento che caratterizza i monumenti di Khiva: le luccicanti piastrelle di ceramica decorate su sfondo blu acceso! La forma decorativa che si incontra più spesso sulle facciate dei palazzi a Khiva è un fiocchetto, una sorta di farfallina, sempre in ceramica nei toni dell’azzurro e del turchese, che sta a rappresentare la lotta tra il bene e il male nella concezione zoroastriana. Seconda dell’orario, i fasci di luce che colpiscono i minareti da varie angolazioni creano un’esplosione di colori splendenti.
La sera, all’ora del tramonto, salirete in cima al Bastione Ak Sheik Bobo per ammirare dalla sua sommità la vista sulla città: uno spettacolo di per sé incantevole, reso ancor più suggestivo dai raggi del sole calante che donano a mura e palazzi sfumature calde e dorate! Un tuffo nel passato assicurato: vi sembrerà di vedere le antiche carovane di cammelli entrare dalle porte della cittadella.
Una città da “Mille e una notte” che si risveglia con i suoni del passato.
È davvero difficile da descrivere a parole! Qui il tempo sembra essersi fermato, e non è un modo di dire.
Nel XVI secolo numerose tribù uzbeche si installarono nell’oasi circostante abbandonando la vita nomade e fondando poco più tardi il khanato della Corasmia. Alla fine del secolo l’emiro abbandonava la città di Kunya Urgench preferendo stabilirsi a Khiva con tutta la sua corte. Il nuovo regno soffrì di instabilità a causa dei dissidi interni tra le varie tribù uzbeche. Il Khan Abul Gazi, asceso al trono nel 1642, pose termine alle lotte e l’opera di consolidazione del potere centrale fu proseguita dal figlio Anusha che tentò anche un’espansione territoriale ai danni del confinante regno di Bukhara. Nadir, scià di Persia, conquistò Khiva nel periodo tra il 1740 e il 1747 dopodiché il potere ritornò agli emiri uzbechi che nel XIX secolo promossero l’agricoltura con la costruzione di numerosi canali irrigui. Negli stessi anni si intensificò il commercio con la Russia zarista che portò grande prosperità al khanato. Khiva era però nota per essere un fiorente mercato di schiavi e anche un covo di feroci briganti.
Le mire espansionistiche della Russia zarista nella regione si manifestarono fin dal 1717, anno in cui lo zar Pietro il Grande decise di inviare nella regione truppe al comando del principe Alexander Bekovich-Cherkassky. La missione fallì miseramente ed il principe fu scuoiato vivo e la sua pelle servì a confezionare dei tamburi. I numerosi prigionieri russi furono venduti come schiavi al mercato di Khiva. Un secolo più tardi il generale Perovsky al comando di 5,000 soldati tentò di assoggettare il khanato per conto dello zar. Anche questa missione si risolse in un disastro prima di ancora di arrivare a destinazione: molti soldati perirono di freddo nell’attraversare le gelide distese del deserto di Kyzyl Kum e la stessa sorte toccò ai 10,000 cammelli al seguito delle truppe. Finalmente il 29 maggio 1873 ingenti truppe russe al comando del generale Von Kaufman riuscirono ad espugnare Khiva. La Russia permise al Khan di continuare a regnare sotto il suo protettorato.
Nel 1918 nella situazione di caos che seguì la caduta del regime zarista fu assassinato l’emiro Isfandyar. Il 27 aprile 1920 fu proclamata la repubblica popolare della Corasmia sotto la difesa dei Bolscevichi, usciti vittoriosi dalla guerra civile che aveva insanguinato la Russia. Abdullah, ultimo Khan uzbeko fu costretto ad abdicare e terminò i suoi giorni in una prigione sovietica. L’opposizione ai nuovi padroni continuò sotto la guida di alcuni capi locali fino al 1924. In quello stesso anno Khiva fu incorporata nella neocostituita Repubblica Sovietica dell’Uzbekistan.